Ti piace essere criticato?

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La critica. Quando si sente questo termine si pensa sempre ad un commento, ad un’ affermazione negativa.

Ma è veramente così?

La critica, per qualche motivo rappresenta per l’immaginario comune il NEGATIVO, invece non dovrebbe esserlo.

Pensiamo se un’affermazione, un’asserzione è positiva la interpretiamo come un complimento invece se è negativa è una critica che spesso arriva anche a ferire.

Siamo affamati di complimenti e facciamo fatica a supportare giudizi.

Chi ha una bassa autostima fa un maggiore sforzo perché queste persone tendono a vacillare, a dipendere da quello che arriva dall’esterno. Dentro di loro le strutture emotive e psicologiche sono meno forti e hanno più bisogno di rinforzi positivi dall’esterno.

“Ognuno è un genio! Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido.” Albert Einstein

Critica positiva/Critica negativa

Come tutte le cose bisogna fare dei distinguo.

La critica positiva può essere costruttiva se la volontà della persona che giudica è di migliorare l’altro. La persona che riceve l’osservazione non si destabilizza, non si arrabbia ma accetta e riflette.

La critica negativa rischia di essere distruttiva soprattutto se chi la fa nutre, inconsciamente o consapevolmente, la volontà di ferire. Solitamente lo stato emotivo della persona che giudica in maniera distruttiva è riempito dalla rabbia, dalla tristezza, dalla stanchezza di un vissuto stressante. Chi riceve una critica negativa si sente umiliato, infastidito e può reagire o con la rabbia o con il silenzio emotivo e il rifiuto di continuare a relazionarsi.

 

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In una critica costruttiva non si attacca mai la persona, bensì un aspetto o la modalità di un comportamento, di un atteggiamento che la persona mette in atto. Non serve indorare la pillola con: sei stato bravo/a ma hai detto questo in questo modo oppure hai fatto questo in questo modo. Nella critica costruttiva è importante che la persona faccia un auto analisi, che si metta in discussione, che riesca a vedere a percepirsi come gli altri la percepiscono.

Un buon sistema è fargli notare come ci siamo sentiti o come ha fatto sentire gli altri.

“Quando hai fatto quella cosa io mi sono sentita in questo modo!”

Questo è il primo passo da seguire.

Il secondo è il modo, il tempo ed il contesto, elementi fondamentali perché la critica porti un cambiamento. La tonalità della voce, guardare la persona quando si parla e un contesto tranquillo facilitano il processo di apprendimento. Se si utilizzano tutti questi accorgimenti non è importante quanto alta sia l’autostima della persona, perché le stiamo dando attenzione.

Un’altra cosa importante è contestualizzare la critica.

Se la moglie acquista un maglione, ed è tutta felice del nuovo acquisto, condivide questo momento di entusiasmo con il marito. Quest’ultimo reagisce con una critica al maglione, per il colore, per la forma od altro, non è la persona ad essere messa in discussione, bensì il maglione. Se la moglie si offende, vuol dire che non ha ben capito che non è la persona ad essere criticata, anche se ha scelto un maglione che presumibilmente a lei piaceva al momento dell’acquisto, ma solo il maglione. Se la moglie associa il suo acquisto a se stessa, nasconde un bisogno profondo: vuole conferme nell’avere buon gusto e riconoscere ciò che è bello. Il disagio di questa persona è importante, perché non si riconosce come entità complessa, ma ha bisogno di un rinforzo esterno, il maglione, per confermare la propria identità.

Un altro fattore molto importante quando si fanno le critiche sono le estremizzazioni e le generalizzazioni: sempre, mai, tutti o nessuno.

Sento spesso dire: voi donne siete tutte uguali, per lo stesso motivo sento anche dire; voi uomini siete tutti uguali. Oppure: non mi fai mai un complimento; sei sempre sul divano a non fare nulla. Di esempi ce ne sono centinaia.

Quando si usano le estremizzazioni e le generalizzazioni si “spara nel mucchio” oppure non si sta attenti alla specificità del comportamento. Il problema principale ti tali affermazioni sono il mettere le persone in un grande calderone dove nessuno vuole ritrovarsi. Inoltre appena sentiamo le parole sempre o mai la mente cerca di disconoscerle e facilmente troviamo la volta che non è stato così. Il risultato è il conflitto dove ognuno cerca di difendere il poco che ha nel difendere le proprie argomentazioni.

Un altro elemento importante nelle critiche è capire a chi ci rivolge o da chi arriva la critica. Se la persona ha caratteristiche d’invidia non ci si può aspettare nulla di positivo.

Se invece è una persona che tende a manipolare si ricevono complimenti e apprezzamenti eccessivi. Da queste due categorie di persone è meglio essere ben schermati e farsi scivolare addosso ogni critica.

Se invece è il mio compagno o la mia compagna a farmi una critica, se la critica è costruttiva, senza generalizzazioni od estremizzazioni, può essere l’occasione per riflettere, per farne tesoro, per aprire un dialogo costruttivo e migliorativo.

“Una Grande Amicizia, un Grande Amore ha due ingredienti principali: il primo è la scoperta di ciò che ci rende simili e il secondo è il rispetto di ciò per cui siamo diversi!”

In questa dinamica relazionale positiva e costruttiva è importante riprendere e ricordare che sia la diversità che la similitudine sono risorse se si vive il rispetto e l’amore reciproco.

LE RISPOSTE DEI LETTORI

Buongiorno Dottor Ceschi,
 
mi fa piacere che Lei abbia affrontato questo argomento, perché molto spesso mi sono chiesta come mai, malgrado il vocabolario della lingua italiana sia uno dei più copiosi in materia di parole, nel caso specifico del termine “critica”, dal greco “giudicare”, non si siano fatte le giuste distinzioni.
 
Infatti, come Lei fa notare, quando si sente questa parola si pensa sempre ad un giudizio o ad un commento negativo.  
 
Se si parla poi di “una situazione critica” ci si riferisce a qualcosa di estremo, pericoloso, poco piacevole, insomma da evitare.
 
C’è poi la critica negativa, destabilizzante, colpevolizzante, quella che non è orientata a favorire un miglioramento, chi la fa mira solo a distruggere chi la riceve, giudicando in modo malevolo e riempiendo con la cattiveria e la vigliaccheria il vuoto emotivo che c’è in lui.
 
Esiste poi il significato neutro del termine “critica”, e cioè quando ci si riferisce ad una valutazione letteraria, cinematografica, musicale o di un’opera d’arte.
 
E si arriva alla critica positiva, quella costruttiva o assertiva, nella quale il criticante diventa osservatore, segnala in modo benevolo, pacato, utile ed efficace, ciò che non funziona, motivandone sempre le ragioni, e questa è la cosa più importante da fare.
 
Come Lei fa notare, chi ha una bassa autostima fa un maggior sforzo ad accettare le critiche.
Eppure per me le critiche sono qualcosa che ho sempre ben accettato, chiaramente non mi riferisco alle critiche becere, quelle senza fondamento, ma alle critiche fatte con un certo criterio, quelle che mi piace chiamare le “osservazioni”.
Infatti, se qualcuno si prende la briga di farmi un’osservazione significa che quella persona ci tiene a me, mi sostiene, vuole il meglio per me e che io dia il meglio di me.

Ben venga quindi la critica, quella che ti fa fare un’autocritica, che ti fa acquisire consapevolezza e sentire importante, non ti fa sentire ignorata, una delle peggiori cose che possa capitare ad una persona, a parer mio, per cui “osservare” e “essere osservati” ha una grande valenza in ambito emotivo e affettivo.

Per quanto riguarda le critiche (osservazioni) che io rivolgo alle persone alle quali tengo, temo a volte di andare un po’ sopra le righe, complice la mia schiettezza un pò troppo ruspante e il dimostrare il mio affetto con troppa impulsività, e questo non gioca affatto a mio favore. Quindi terrò buona nota dei passi che Lei consiglia, anche perché è molto facile cadere nelle estremizzazioni e generalizzazioni e ferire il prossimo, anziché aiutarlo.

E si, come Lei ben ricorda, sia la diversità che la similitudine sono veramente delle grandi risorse per arricchirci emotivamente e reciprocamente.

Cordiali saluti.

 

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