Gentilezza e psicologia, una risposta gradita.

Gentilezza e psicologia
La forza della gentilezza

Dopo l‘ultimo articolo sulla gentilezza e l’importanza che riveste tale comportamento anche sul piano psicologico, mi sono arrivate molte risposte. Come sempre sono costretto a sceglierne una, per motivi di spazio, ma tutte sono state interessanti e piene di spunti. Colgo l’occasione per ringraziare tutti i lettori del sito.

Questa lettera mi ha colpito per i contenuti e per l’esperienza che la signora ha voluto condividere. Sono certo che vi farà piacere leggerla.

Buona lettura.

Buonasera Dr. Ceschi,

Che gradita coincidenza!

Sto tornando dal parco, dopo aver assistito alla fioritura dei pruni, nuvole di petali rosa.
Che meraviglia!
Piccolo angolo di Giappone nostrano.

Dato che quando posso mi muovo a piedi, devo attraversare il tratto finale della tangenziale e mi avvio verso le strisce pedonali.

Vedo che un automobilista si ferma e guarda verso di me, mi appresto ad arrivare al passaggio pedonale, incredula che ci sia ancora qualcuno che vedendoti a cinque metri dalle strisce si possa fermare, aspettare che tu arrivi per farti attraversare.

Mentre attraverso rivolgo un sorriso di gratitudine a quel signore così gentile e lui contraccambia.

Penso tra me e me quanto sia bello ricevere un gesto gentile, ce ne fossero di persone così e proprio in quell’istante mi arriva una mail sul cellulare.

È il Dr. Ceschi con uno dei suoi graditi articoli “Gentilezza. Una carezza all’anima”.

Ecco è proprio l’effetto che quel bel gesto ha sortito su di me, una carezza che ti ricarica, che ti fa pensare che non ci siamo ancora chiusi del tutto nella nostra aridità, nel nostro individualismo, nel nostro egoismo.

Penso che il ricevere e, chiaramente, il fare alcuni gesti gentili durante la giornata possa “salvarci” da tante negatività che ci opprimono, che ci fiaccano, che ci intossicano.

Probabilmente di piccoli gesti di gentilezza ne riceviamo, ma forse siamo così presi dalla frenesia di fare tante cose che non cogliamo più neppure l’attimo prezioso di un gesto gentile che ci viene offerto, non riusciamo neppure più a cogliere un sorriso, un saluto caloroso e se non ci accorgiamo di questo a nostra volta ci rendiamo aridi verso gli altri.

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Quante volte mi sono trovata alla cassa di un supermercato con il carrello pieno e dietro di me c’era una persona con pochi articoli e l’ho fatta passare davanti a me, ma noto che sempre meno persone ringraziano, giudicano questa gentilezza come un atto dovuto o scontato.

A volte anche un segno di gratitudine ti dà gioia.
“Sono stata gentile con te e tu hai apprezzato”.

È pur vero anche che non ci si deve mai aspettare un grazie o un ritorno per il nostro operato; si deve agire con naturalezza, perché la gentilezza è spontaneità è dare col cuore senza aspettarsi nulla in cambio.

Dall’articolo del Dr. Ceschi si evince poi che essere gentili con gli altri preserva al meglio la nostra salute fisica e mentale.
Aumenta l’empatia, l’intelligenza emotiva e calma l’ansia.

E allora via a tutto gas con la gentilezza, magari anche con la gratitudine, perché anche quella non guasta, anzi le due cose vanno a braccetto.

E allora ricordiamo quella frase che recita: “Ogni sorriso che non dai è un sorriso che non hai”.

Cordialità e auguri di Buona e Serena Pasqua.