Senso del dovere eccessivo

Distorsioni cognitive

Senso del dovere. Inizio a scrivere questo articolo dopo una seduta di psicoterapia con una paziente che non riesce ad uscire da uno stato di ansia, dovuto al suo senso del dovere, che l’affligge da molto tempo. Anche se mi piace pensare che la psicoterapia ericksoniana sia una terapia breve, ed in molti casi lo è, non posso dire la stessa cosa per questo caso, che seguo da un po’ di tempo. La cosa che più mi ha colpito del colloquio con questa paziente è stato il senso del dovere che questa persona prova. Questa paziente ha un senso del dovere così marcato che durante il colloquio mi ha detto più volte “devo stare meglio” oppure “dovrei essere diversa da come sono”. Il verbo “dovere” era quasi sempre presente nelle sue frasi.

Ma quanti danni può fare l’imporsi di essere o l’imporsi di provare?

Quante volte ti dici DEVO?

Secondo il modello cognitivista il nostro modo di pensare influenza la nostra realtà e le nostre emozioni. Qualcuno potrebbe dire che non è nulla di nuovo, visto che più di duemila anni fa Epitteto diceva: “Non sono gli eventi ma il nostro punto di vista riguardante gli eventi che è il fattore determinante. Dovremmo essere più preoccupati di rimuovere i pensieri sbagliati dalla mente che rimuovere gli ascessi e i tumori dal corpo”. http://www.frasicelebri.it/frasi-di/epitteto/

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Quanto la nostra mente ci inganna facendoci vivere male attraverso delle distorsioni cognitive? Secondo la RET (Rational Emotive Therapy), psicoterapia cognitivista di Albert Ellis, la nostra mente influenza moltissimo la nostra realtà. Lo stesso psicoterapeuta ideò un modo semplice per aiutare i suoi pazienti ad uscire da questi schemi. Ecco come fare. Una volta che avrai capito quali sono i pensieri che ti creano dolore, sofferenza ed ansia potrai imparare a metterli in discussione.

IDENTIFICA LE TUE IDEE SBAGLIATE

  • Perfezionismo assoluto: devo sempre fare ed essere il migliore, devo essere il primo, il migliore. Se non ci riesco sono un fallito e non mi merito nulla.

  • Catastrofismo totale: se non faccio bene questo lavoro non valgo nulla, non devo dimostrarmi incapace. Devo arrivare in orario alla cena con i compagni dell’acqua gym; sarà un disastro perché tutti arriveranno in orario e sarò l’unica ad essere in ritardo.

  • Insopportabilità estrema: non sopporto che mi vengano fatte delle osservazioni sul mio modo di vestire o di camminare. Nessuno mi deve criticare perché io non lo faccio con gli altri.

  • Demerito profondo: se non vado alla cena a cui sono stato invitato mi sentirò in colpa e sbagliato. Devo andarci anche se non ho voglia altrimenti mi lasceranno solo quando ne avrò bisogno.

  • Convinzioni assolute e immodificabili: devo farmi passare questo stato di ansia. Non riesco a prendere l’ascensore o a percorrere la tangenziale. Non ci riuscirò mai e vivrò sempre questo stato di ansia debilitante. Devo anche io essere come tutti gli altri che ci riescono.

  • Inutilità assoluta: non riesco a parlare alla ragazza che mi piace tanto. Non sono riuscito a superare l’esame di guida, ed avrei dovuto riuscirci, non valgo nulla. Sono un vero idiota ed incapace.

Ecco alcuni schemi cognitivi disfunzionali che le persone che soffrono di ansia, depressione o semplicemente vivono male la propria esistenza, continuano a ripetersi senza nemmeno metterli in discussione. Una volta capite le DOVERIZZAZIONI  bisogna iniziare a metterle in discussione, attraverso un ragionamento razionale-emotivo-scientifico (RET). Una volta che avrete trovato tutte le vostre doverizzazioni, iniziate a porvi queste semplici domande:

  • Quali sono i fatti che supportano le mie convinzioni?

  • Perché la mia convinzione non è vera?

  • Quanto assoluta è la mia convinzione?

  • Esiste una realtà diversa da quella che mi sto raccontando?

  • Posso iniziare a non seguire più le mie convinzioni?

  • Quanto limitante è la mia convinzione?

  • Se non seguo la mia convinzione cosa posso iniziare a pensare?

Queste sono solo alcune delle domande che potrai farti per uscire dal circolo vizioso del pensiero limitante che ti fa soffrire. Un modo molto semplice per smettere di soffrire è cambiare i “DEVO FARE, DEVO ESSERE, NON DEVE DIRMI” in “DESIDERO FARE, DESIDERO ESSERE, NON DESIDERO SENTIRMI DIRE”.

Oggi ti ho parlato della RET la terapia emotiva razionale, ma mi piace pensare che la psicologia sia una grande famiglia dove tutti dicono e la pensano nello stesso modo usando solo termini diversi. Mi piace pensare alla psicologia come a tutti i cittadini del mondo: esseri umani che hanno lingue diverse per parlarsi.

Ad esempio, lo stesso concetto lo possiamo interpretare con la mindfulness, la psicoanalisi e l’analisi transazionale.

Nella mindfulness, per osservare e capire i nostri pensieri disfunzionali, bisogna fermarsi ed osservarli come nell’esercizio del treno che passa. Il concetto della mindfulness è che noi non siamo i nostri pensieri. In altri termini il senso del dovere in psicoanalisi è rappresentato dal Super-Io e sappiamo molto bene che le persone con un Super-Io troppo forte soffrono. Il terapeuta transazionale insegna a ridimensionare il tuo “IO genitore” per lasciare spazio al tuo “IO bambino”.