Parole da ricordare

psicoterapia
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Il nostro futuro si presenta complesso; infatti ogni giorno sia sul piano politico, ambientale, ecologico e sociale sentiamo notizie angoscianti e scoraggianti.

La psicologia che è una scienza che studia la mente cosa può fare, come può contribuire in questo momento così delicato, nonché considerevole da un punto di vista di equilibrio psicofisico?

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Porto la vostra attenzione su una nuova etica della solidarietà, essenziale nel futuro che ci attende, cercando tra cinque parole una radice significante comune.

Il desiderio : lunga è la sua storia nella psicanalisi, nella filosofia, nell’epica, nella politica, nell’arte se pensiamo all’espressione poetica che forse più di altre si addice ad afferrare una materia viva, dalle profondità oscure, qual è il desiderio.

Come possiamo alimentare il desiderio, come pulsione positiva che apre alla libertà, in questo Nostro Tempo? Bisognerà guardare verso orizzonti di trascendenza aperti all’alterità attraverso l’umanità, la creatività del fare e attraverso la scienza del porre quesiti e domande che diventano ricerca e progresso.

Il coraggio. Lacan ci dice: “Il coraggio di procedere nel proprio desiderio. Ma chi è veramente coraggioso oggi? Chi lo sarà domani? Il coraggio e la sfida di oggi è di tenersi lontani dal potere, dal conformismo, dal controllo. Se il coraggio implica la dimensione del futuro allora i bambini lo rappresentano, se vengono considerati dai genitori non come oggetti privati ma soggetti del mondo. Così spetta ai genitori l’atto di coraggio di liberare da sé i propri figli. Nella dimensione familiare, il futuro dovrebbe avere il coraggio di vedere cadere l’ultimo tabù di riconoscere il desiderio di una donna di non essere madre.

La sopravvivenza. La pandemia ci ha insegnato come si possa vivere in un sistema di collasso complesso. Non c’è stato dato il tempo di prevenire o intuire una controffensiva. L’antropologo M. Meschiari ci dice che siamo entrati nell’antropocene: un’epoca in cui gli esseri umani hanno un forte impatto su tutto l’ecosistema terrestre.

La sopravvivenza nel nostro tempo non si riferisce ad una salvezza riservata all’Elite bensì alla comunità, secondo quella pro-socialità che gli antropologi chiamano “antropologia del dono”. Non tuttavia una salvezza riservata alle élite, bensì a tutta la comunità, secondo quella “pro-socialità” che gli antropologi chiamano “antropologia del dono”. Dove alla lotta Darwiniana tra specie dovrà subentrare un modello di solidarietà che è salvezza globale.

La Narrazione parola dominante, candidata a restare nel futuro per l’importanza che la modalità narrativa ha avuto in ogni campo del sapere: pensiamo alla psicologia, all’antropologia, alle scienze naturali, all’arte e alla letteratura, all’economia. L’uomo ha bisogno di raccontare storie è un suo istinto primario. Il flusso continuo di storie nelle quali siamo immersi acuisce la nostra sensibilità al racconto, che diventa strumento cognitivo. Leggere un romanzo, vedere un film, vedere una rappresentazione teatrale, visitare mostre, partecipare ad un concerto, permette un’esperienza emotiva che ci fa uscire da noi stessi e ci fa entrare nei sentimenti e nelle emozioni altrui. Ciò significa superare la nostra dimensione di vita e concepire nuovi mondi. Il presupposto per provare a cambiare la realtà.

Il sapere che può diventare un sapere comunitario aperto ad una dimensione universale che abbandona lo scetticismo e la scepsi, il mettere in dubbio, si può arrivare a questo attraverso l’amore per il sapere.

 

LE RISPOSTE DEI LETTORI

Salve Dottor Ceschi,

durante la pandemia l’unica cosa positiva che si poteva riscontrare era il raggiungimento di un certo grado di solidarietà tra gli umani, un sentimento nobile che era andato scemando negli anni.

Ci accomunava un nemico invisibile, eravamo tutti in pericolo, tra noi si era instaurato un sentimento di fraternità fatto di gesti affettuosi e complici, le classi di appartenenza sociale si erano uniformate, ormai era fatta, eravamo diventati una collettività, un gruppo forte e coeso.

É stato bello finché è durato, il dopo pandemia infatti  ci ha riportati ai “vecchi sentimenti”, la solidarietà raggiunta ha lasciato il posto all’indifferenza e all’egoismo e la fraternità all’ostilità.

Lei dice bene Dr. Ceschi che se vogliamo continuare ad esistere dobbiamo mettere insieme le nostre forze, essere il più possibile solidali, privarci dell’egoismo e dell’ individualismo che non portano a nulla se non a indebolirci, ma perché ciò avvenga penso che dobbiamo diventare prima delle persone “solide”, e qui sta il vero coraggio, metterci in discussione, conoscendo i nostri difetti, impegnandoci a imparare cose nuove,  per migliorare noi ed essere di aiuto agli altri.

Etica e morale:  anche queste due parole sarebbero utili in questo caso, perché entrambe hanno lo stesso obiettivo e cioè creare il Bene Comune.

Questo dovrebbe essere il desiderio primario di tutti noi, il desiderio che tutti dovremmo e potremmo appagare per sentirci veramente vivi, non sopravvivendo ma vivendo al meglio, con dignità, coerenza ed intelligenza.

Per arrivare a ciò oltre alla buona volontà e la pazienza di applicarsi, ascoltare, dialogare, avere dei riscontri utili, c’è anche e soprattutto la necessità di “mettersi nei panni degli altri”, per quanto arduo possa essere, cercando di capire chi si ha di fronte perché non si può mai finire di conoscere il prossimo e credo non lo si possa fare a pieno se prima non si ha una buona conoscenza di noi stessi.

Penso che il sapere, l’evolversi, il migliorare, il progredire, sia il tramite che possa portare a tutto ciò, la nostra “ancora di salvezza”, in tutti gli ambiti della nostra Vita.

Grazie Dottore e cordiali saluti.

 

 

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