
depressione
DEPRESSIONE. Quando si parla di depressione non è facile orientarsi tra tutti i diversi modelli che hanno cercato di spiegare tale male. Nei secoli si è parlato di melanconia, di male oscuro e oggi si è cercato di definire varie forme di depressione con un metodo categoriale:
DEPRESSIONE
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endogena o maggiore,
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reattiva o disturbo distimico o nevrosi depressiva
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cronica,
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mascherata,
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senile,
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organica
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atipica, di valenze ciclotimiche o bipolari,
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pre e post-parto.
Difficile orientarsi tra tutte queste forme di depressione.
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Allora come orientarsi nei confronti di tale patologia?
Secondo la psicoterapia strategica il depresso assume degli schemi ben presi nei confronti di se stesso, degli altri e del mondo. Si possono trovare delle linee guida che il depresso segue innescando nel contempo una serie di reazioni negli altri.
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un senso di resa nei confronti della vita, tanto si soffrirà;
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impersonare il ruolo di vittima, incapace di cambiare;
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il cambiamento deve avvenire dall’esterno, delegando qualcuno;
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il senso di frustrazione e di inadeguatezza che vivono le persone vicine al depresso;
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il continuo lamentarsi delle propria sofferenza o il mutismo più assoluto.
Per uscire da questi schemi perniciosi, bisogna intervenire su più livelli, visto che il depresso usa gli altri e il mondo esterno per mantenere i sintomi.
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Le persone coinvolte non dovrebbero assecondare le lamentale del depresso, ma dedicare un tempo ben prestabilito ai lamenti, per poi tenersi ben al di fuori, evitando qualsiasi discorso inerente la patologia e i disagi annessi.
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Non permettere alla persona depressa di attaccarsi costantemente alla propria visione, ma iniziare a lasciare un tempo ben prestabilito in cui la delega del benessere viene annullata e le emozioni coinvolte nella sofferenza si lasciano andare.
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Una tecnica molto utile per rielaborare le emozioni coinvolte è la tecnica del romanzo dei disastri realizzabili, in cui il paziente scrive le proprie emozioni utilizzando la forma narrativa, fiabesca o la rima.