Mindfulness e Buddhismo

Buddismo e mindfulness

La nostra serenità non dipende dalle situazioni, ma dalla nostra reazione ad esse 

Ti ricordi gli articoli sulla terapia ACT?

La terapia dell’accettazione e delle consapevolezza ACT?

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Se conosci la pratica della mindfulness, ti sarai accorto che questa tecnica occidentale, assomiglia molto a una pratica orientale di meditazione praticata da più di 2500 anni.

Niente di nuovo sotto al sole?

Forse, ma la vera domanda da farsi è: conosciamo quello che c’è sotto il sole?

Anche se le cose non sono nuove, non è detto che siano chiare e ancora oggi mi capita di sentire domande del tipo: ma Buddha è esistito realmente?

Prima di chiarire questo punto, voglio precisare che gli articoli che andrai a leggere, parleranno del Buddha (Il Risvegliato) di Mindfulness e di come molte pratiche già conosciute più di 2500 anni fa, vengono studiate e applicate oggi in modo sperimentale. Personalmente non mi considero buddhista, anche se ho frequentato il centro buddhista Tarra Cittamani di Padova. Preferisco definirmi una persona che si impegna a praticare la meditazione mindfulness, ad esempio anche solo facendo una corsa consapevole.

Come scoprirai leggendo gli articoli, nemmeno Siddhartha insegnava una religione, ma un modo di viversi la realtà, una realtà priva di nevrosi.

Tra mito e realtà

Siddhartha Gautama Sakyamuni è nato nel 563 a.c. in Tibet anche se la data precisa è difficile conoscerla, quest’anno si celebra il duemilacinquecentosettantasettesimo anno dalla nascita di questo uomo che ancora oggi ci può insegnare qualcosa.

Forse non tutti sanno che Siddharta Gautama Sakyamuni  era il primogenito del sovrano della regione Sakya (da qui il terzo nome), una regione vicina all’Himalaya. La madre che gli diede il nome Siddhartha morì dopo una settimana dal concepimento e il padre si risposò con una della sorelle della madre, Pajapati Gotami, da cui prese il secondo nome. 

Le leggende (i primi scritti sulla vita di Siddhartha vennero redatti solo dopo un secolo dalla sua morte) sulla vita di Siddhartha si sprecano, fin dal concepimento. Si narra che la madre ancora vergine vide in sogno un elefante che la colpì su un fianco e dopo dieci mesi (la stessa gestazione degli elefanti) la donna partorì dallo stesso fianco un bambino, a cui diede il nome Siddhartha.

Siddhartha non era un dio, ma un fortunato principe che per i primi vent’anni fece una vita di tutto rispetto all’interno del palazzo reale del padre. La leggenda continua raccontando che al padre, il re Suddhadana, gli fosse stato profetizzato che il primogenito avrebbe abbandonato il regno e abdicato al trono.  Per questo motivo fece di tutto perché il figlio non uscisse dalle mura del palazzo. Raggiunti i vent’anni il padre gli combinò il matrimonio con una cugina e Siddhartha divenne padre di un bambino di nome Rhula. 

Un giorno Siddhartha uscì dal palazzo reale (il padre avrà abbassato la guardia) e il giovane principe conobbe la sofferenza delle persone. In quel momento decise di abbandonare la famiglia, il regno e la bella reggia per ricercare la via che porta alla liberazione dalla sofferenza.

Per cinque anni praticò l’ascetismo con la disciplina dello yoga, ma si accorse che lo stato di liberazione dalla sofferenza era contingente solo allo stato di trance. Decise allora di praticare l’ascesi più profonda con la mortificazione del corpo, digiunando per mesi (da qui l’iconografia con un Buddha magro) ma anche questa strada non lo portò alla liberazione dalla sofferenza.

Continuando la ricerca iniziò ad osservare il proprio sé. Iniziò ad osservare le proprie emozioni, i pensieri, le sensazioni attraverso la consapevolezza. Siddhartha capì che continuamente i pensieri, le emozioni, le sensazioni nascono si sviluppano e poi muoiono in un continuo divenire. La realtà è in continua trasformazione. Questa fu la prima grande scoperta.

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Nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma. Seconda legge della termodinamica spiegata dalla scienza occidentale a metà dell’ottocento. 

La seconda scoperta fu vedere che nessuna cosa può esistere senza l’esistenza delle altre e tutte sono legate tra di loro con legami di interdipendenza  o di causa. Effetto butterfly o effetto farfalla principio della teoria del caos scoperto recentemente.

Ma allora è vero che sotto al sole non c’è nulla di nuovo!

Quello che Siddhartha scoprì gli permise di risvegliarsi, da allora venne chiamato Buddha. Il nome Buddha che nella lingua magadhi significa il risvegliato secondo la leggenda gli venne dato dalla figlia di un contadino, che ogni giorno gli portava da mangiare una scodella di riso da quando Siddhatha aveva abbandonato la strada del digiuno e iniziato quella della consapevolezza. La bambina che si chiamava Sujta quando lo vide gli chiese se poteva chiamarlo il risvegliato, Il Buddha.

Siddhartha, l’uomo risvegliato o Buddha dedicò tutta la propria vita a diffondere ciò che aveva scoperto, per permettere anche alle altre persone di risvegliarsi e liberarsi da una realtà nevrotica. Morì all’età di settantadue anni, nel 491 a.C., dopo uno scisma e due attentati alla vita. Le sue ceneri vennero divise in otto urne e portate in otto luoghi diversi, dove sono custodite in otto Stupa o Tempio Reliquario.

Ma cosa scoprì di così illuminante un principe che assomiglia tanto al nostro San Francesco? 

Nel prossimo articolo vi parlerò di cos’è l’illuminazione secondo Buddha.