Quando l’indifferenza uccide

Quando l’indifferenza ti uccide

Storiella zen: Gigio il topo e gli animali della fattoria

C’era una volta un topolino di nome Gigio. Gigio viveva tranquillo nella stessa fattoria da anni ed era amico di tutti gli animali della fattoria. Conosceva bene la pecora, la gallina e la mucca. Era anche amico del maiale ma non riusciva mai a conoscerlo bene, perché ogni anno ne arrivava uno nuovo e quello vecchio scompariva. Gli unici animali di cui aveva paura erano i proprietari della fattoria: perché sapeva bene che non poteva farsi vedere da loro, altrimenti avrebbe rischiato la vita.

Un giorno, mentre stava rosicchiando un piccolo granetto di frumento, vide la moglie del proprietario tirare fuori da una scatola un trappola per topi, nuova e luccicante.

Appena la vide gli si gelò il sangue nelle vene ed iniziò a tremare. Gigio il topo conosceva bene la trappola perché ne aveva sentito parlare dai suoi avi. La notte non dormì e alle prime luci del giorno andò a trovare la gallina per cercare aiuto ma la gallina però gli rispose che non poteva fare nulla per aiutarlo. Allora decise di andare dalla pecora, ma anche la pecora non lo aiutò. Alla fine Gigio il topolino decise di chiedere aiuto alla mucca. Anche la mucca non lo aiutò, così il povero Gigio ritornò nella sua tana, triste e demoralizzato.

La notte stessa nella fattoria si sentì un forte rumore causato dalla trappola. La moglie del fattore si alzò e corse a vedere cosa aveva catturato ma, appena accese la luce, vide che la trappola aveva preso uno scorpione che con l’aculeo velenoso punse immediatamente la donna.

La fattrice si ammalò e le venne una forte febbre. Il marito, non sapendo cosa fare, decise di darle un brodo caldo, così andò nel pollaio e prese la gallina per fare il brodo. La donna rimase ammalata per molti giorni e molti parenti l’andarono a trovare, così il marito decise di uccidere la pecora per dare da mangiare a tutti.

Ad un certo punto il marito fu costretto a portare la moglie all’ospedale, perché la donna continuava a stare male. Per pagare le spese della degenza della moglie fu costretto a vendere la mucca al macellaio…..

Questa semplice storiella spiega bene che l’indifferenza non porta mai nulla di buono.

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Viviamo in un mondo di forti contrasti sociali e il sentimento che regna è l’indifferenza. Forse, questo atteggiamento ci colpisce un po’ tutti, perché siamo abituati a sentire e vedere di tutto e di più. La tv ci regala immagini di violenza e guerra tutti i giorni. Programmi di inchiesta ci fanno vedere come la vita di persone normalissime, che potrebbero essere i nostri dirimpettai, può finire in miseria in pochi mesi. Senza parlare del fenomeno del momento: migliaia di profughi siriani in fuga dalla guerra in cerca di un posto sicuro in Europa.

In questa società sempre più individualista la gente assomiglia sempre di più all’Onorevole Razzi, diventato famoso per la sua frase rubata da una telecamera nascosta: “fatti i caz….tua….!”.

Penso che questo atteggiamento sia in continuo aumento. L’indifferenza però non è solo “non mi curo degli altri”, ma anche “sono importante solo io”. L’indifferenza si può riassumere così: “quando la cosa non mi tocca, non devo nemmeno prendermene cura”.

Invece nelle scuole bisognerebbe insegnare che l’indifferenza ed i personalismi non ci aiutano perché tutto è connesso. Se una persona sta male dall’altra parte del mondo, forse farà delle scelte che in un modo o in un altro potranno coinvolgere me o la mia vita.

La storia che hai letto è molto significativa, perché ci fa capire come tutto sia connesso, anche quello che sembra molto lontano dal nostro piccolo mondo.