Il cervello cocciuto

cervello testardo

C’è un detto popolare che dice «basta una manciata di secondi per farsi un’opinione sbagliata, ma non basta un’intera vita per correggerla».

Perché il nostro cervello è così ostinato a cambiare un’idea che ha creato?

La tendenza alla cocciutaggine ci porta a essere presuntuosi. Per esserlo bisogna che il cervello nasconda, alteri, ignori o fraintenda le prove. Perché lo fa? Ma per la semplice e appagante sensazione di farci sentire nel giusto.

Di solito l’essere umano cerca opinioni politiche, libri e persone che confermano i propri valori, piuttosto di ricercare nuove sfide fatte da opinioni e schemi nuovi. Questo fenomeno viene chiamato “polarizzazioni delle convinzioni”.

Un fenomeno noto ai molti, dovuto alla polarizzazione delle convinzione è l’effetto placebo.

È stato dimostrato che una sostanza inerte (come delle compresse di puro zucchero) ci fanno stare meglio solo perché siamo convinti di assumere un vero farmaco con un principio attivo che ci farà stare meglio.

Quando il cervello ha preso una decisione su una data questione non l’abbandona facilmente. Anzi, ignora i ragionamenti contrari al proprio punto di vista. Il cervello non solo sta attento a tutte le interferenze esterne che cercano di mettere in discussione la decisione. Ha la capacità anche di autocensurare i pensieri prodotti dalla nostra mente, che non confermano la decisione.

Siamo così bravi a farlo che ci creiamo da soli delle prove per auto confermare le nostre idee. Questo fenomeno è riconosciuto anche come “profezia che si autoavvera”.  Di sicuro una sana testardaggine è utile per raggiungere i nostri obiettivi e ci serve per non sentirci in completa confusione, dovuta ai valori e alle idee altrui.

Dire addio a una nostra convinzione equivale a perdere una parte della nostra identità che di per se non è cosa facile, ma il difficile è crearsene un’altra, che ci sia sempre funzionale.

Sembra strano ma è stato dimostrato che chi ha potuto compiacersi delle proprie qualità è più portato a mettere in discussioni i propri valori e le proprie convinzioni. È curioso e in qualche modo inquietante constatare come le lusinghe siano in grado di smussare la spada di un avversario intellettuale assai più delle argomentazioni logiche.

Delle ricerche hanno confermato che la nostra testardaggine ci complica la vita. In pratica siamo degli essere in balia delle impressioni e delle opinioni iniziali, che fanno fatica a cambiarle.

Un celebre esperimento che dimostra quando difficile sia cambiare la prima impressione l’hanno svolto degli psicologi americani.

Hanno coinvolto un gruppo di volontari che si erano sottoposti a un esperimento di sensibilità sociale. I volontari dovevano leggere una serie di lettere di suicidi presentate a coppie, e per ciascuna coppia dovevano individuare quale lettera era vera e quale falsa. Finito l’esperimento gli psicologi spiegarono che alcuni volontari avevano ottenuto dei punteggi alti e agli altri che avevano ottenuto dei punteggi bassi. Poco dopo gli sperimentatori riunirono nuovamente il gruppo e comunicarono ai partecipanti che lo scopo del test non era la sensibilità sociale e che i punteggi raggiunti erano stati decisi prima dell’inizio del test. In teoria qualsiasi opinione si avessero fatto i volontari sulla loro capacità di individuare le lettere dei veri o falsi suicidi doveva cadere, invece i volontari continuarono a credere alle proprie elevate o ridotte capacità di essere più o meno bravi nel scovare i falsi suicidari.

E’ proprio vero: «basta una manciata di secondi per farsi un’opinione sbagliata, ma non basta un’intera vita per correggerla».