Il cervello immorale

mente immorale

Negli articoli precedenti abbiamo visto come le emozioni svolgono una parte importante nelle nostre scelte. Le stesse emozioni sono anche fondamentali quando dobbiamo dare dei giudizi. I giudizi drastici derivano, di solito, da sensazioni viscerali momentanee o da intuizioni morali.

Quando l’essere umano deve valutare una situazione moralmente intricata. Come prima sensazione prova un fremito d’emozioni che gli percorre il corpo – molto spesso non pienamente consapevoli – questo gli basta per formulare un proprio giudizio.

Non dimentichiamoci del nostro avvocato ( la mente) aiutato dalle segretarie zelanti (la memoria) e (il ragionamento) che tutto il giorno non fanno altro che trovare spiegazioni e ragioni per giustificare il nostro punto di vista.

Il cervello immorale ha varie strategie per far fronte alla realtà. Ad esempio, quando ci troviamo di fronte a delle persone che la vita ha maltrattato e che sono state vittime del destino, il nostro cervello non ci dice che la vita è uno schifo, ma ci convince che queste persone se la sono un po’ cercata.

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In verità abbiamo un ostinato bisogno di credere che il mondo sia giusto e equo, per questo il nostro cervello immorale ci porta a pensare che in fin dei conti è successo a loro e non a noi, perché loro sono peggio di noi.

Non ci credete?

Per dimostrare come la nostra mente possa essere immorale, Stanley Milgram  in un celebre esperimento dimostra come l’essere umano abbia un’obbedienza cieca di fronte alle autorità e si possa comportare in modo immorale se non crudele. L’esperimento prevedeva una quarantina di volontari, ma questa volta non erano i soliti studenti di Psicologia, ma operai, ingegneri e insegnati. Ai volontari venne spiegato che l’esperimento riguardava le capacità d’apprendimento e di memoria su un gruppo di studenti.

Ad ogni volontario venne dato il ruolo d’insegnante e gli venne fatto credere che il suo compagno (un complice di Milgram) era l’allievo.

Il volontario venne posto davanti a una grande macchina, che in verità era un finto generatore elettrico e gli venne fatto credere che l’allievo era nell’altra stanza attaccato al generatore tramite dei cavi elettrici. In verità nell’altra stanza il collega non era attaccato al generatore e faceva solo finta di prendersi le scosse elettriche.

Ogni volta che l’allievo sbagliava, il volontario doveva infliggere una scossa sempre maggiore. La scala del voltaggio partiva da 15 Volt ed arrivava a 450 Volt. Capirete bene, anche se non siete elettricisti che una scossa di 450 Volt è mortale.

Assieme al volontario c’era un assistente con tanto di camice bianco che si dimostrava inflessibile, con il compito di avvisare il partecipante quando infliggere la scossa.

Volete sapere come si sono comportati i volontari?

Vi ricordo che i volontari erano persone comuni e non dei sadici aguzzini trovati in carcere.

Due terzi, quindi più della metà dei volontari arrivò quasi a fondo scala scaricando sul povero allievo più di 400 Volt. Inoltre Milgram scoprì che quasi il 90% dei volontari continuava ad infliggere un’ulteriore scossa dopo aver udito l’allievo nell’altra stanza lamentarsi e tempestare di pugni il muro per farlo smettere.

La mancanza completa di moralità che ci viene dal fatto di trovarci in fondo in una scala di autorità, come è noto, non è affatto straordinario.  Altrimenti non si potrebbe spiegare i genocidi che si sono succeduti nella storia.

Guarda il video di un grande mentalista che ha riproposto l’esperimento di Milgram.