Cosa vuol dire preparare una maratona

La preparazione di una maratona

Perché fare una maratona? Molti se lo chiedono e sono tutte persone che non l’hanno mai fatta. Chi, invece, ne ha provata e terminata almeno una, la risposta la conosce già. Questo articolo però non vi parlerà della maratona bensì della preparazione. Penso che la preparazione alla maratona sia molto più importante della gara stessa. Per questo motivo sto scrivendo questo articolo prima della maratona. In questi mesi ho pensato spesso se scrivere o meno un articolo sulla maratona. Se segui i miei articoli settimanali, forse avrai già letto la mia esperienza alla maratona di Roma del 2015. Alla fine sono giunto alla conclusione che la gara di per sé non è nulla di importante se prima non la prepari. Ho pensato che la preparazione è molto più lunga e molto più difficile della semplice gara. Ecco perché ho deciso che questa volta dedicherò un intero articolo alla preparazione alla gara.

Le fasi della preparazione

Mi sono iscritto a Novembre a questa maratona, che si svolgerà a Treviso. Anche se poi la maratona nemmeno passerà per Treviso, visto che parte da Conegliano e finisce a Conegliano passando per le terre del prosecco. Va bene, piccola divagazione, ma che serve per far capire che non sempre e forse solo poche volte le cose sono come ce le vendono o come ce le immaginiamo. Ritornando alla preparazione, mi ero iscritto perché era da settembre che correvo con una certa regolarità. A novembre mi sentivo in forma e mi serviva un obiettivo. Un obiettivo che mi permettesse di continuare a correre durante l’inverno ma che non fosse troppo avanti, perché sapevo che in primavera, quando tutti iniziano a correre, io rallento perché ho altri impegni sportivi da portare avanti. Guardando il calendario delle corse avevo visto che la maratona di Treviso era  stata fissata per il 5 Marzo. “Ottimo!” mi sono detto. Ho giusto il tempo per preparala. Quando le cose ci sembrano perfette, dovremmo sempre pensare che nulla andrà come ci immaginiamo o ci piacerebbe andasse.

Le esperienze precedenti

L’ultima maratona l’avevo fatta due anni prima e mi ero completamente dimenticato di cosa voleva dire preparare una corsa di 42 km. L’anno scorso ho fatto un paio di mezze maratone e l’ultima gara che ho fatto è stata la 26 chilometri a San Martino di Castrozza. Una vera e propria spacca gambe. Ma il tempo ci fa dimenticare velocemente le fatiche e ci porta subito a pensare al prossimo obiettivo.

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Cosa significa per te correre

Preparare una corsa così lunga non è difficile se si ha tempo e, chiaramente, se ti piace correre. Per me correre vuol dire staccare. Staccare vuol dire rimanere con me stesso e poter dedicarmi in santa pace un po’ di tempo. Ammetto che molto spesso ne farei a meno ed è per questo che mi iscrivo alle corse. Come ho detto molto spesso ne farei a meno, ma so molto bene come sto dopo aver fatto una decina di chilometri. Di solito faccio dai dieci ai quindici chilometri. Quando inizio ad essere in forma, inizio a fare delle ripetute e degli allunghi. E una o due volte al mese faccio un allenamento lungo, fino ad arrivare a fare una trentina di chilometri almeno un paio di volte prima della gara.

Gli alti e bassi della preparazione

Questa volta mi ero trovato già a Natale, anzi proprio il giorno di Natale a fare un bel lungo di trenta chilometri. Ero molto soddisfatto di me steso e mi sentivo così in forma che già pregustavo un bel tempo. Ma le cose non sono mai come vorremmo. Una volta una persona disse che vivere vuol dire riprogrammare i progetti che si sono fatti. Nel mio caso non è successo nulla di grave, ma il mio tempo da dedicare alla corsa improvvisamente è diminuito drasticamente. Subito dopo Natale mio figlio Giacomo, a causa di continui raffreddori, febbri e due otiti molto brutte, non ha più frequentato il nido. Solo allora ho capito perché mi ero iscritto ad una maratona. Da quando Giacomo aveva iniziato a frequentare il nido il mio tempo libero era aumentato notevolmente; ritrovandomelo a casa e dovendo gestirlo con la mia compagna in un gioco di incastri, non avevo più tempo per gli allenamenti. Non vi nego che mi sono ritrovato a correre alle cinque e mezza del mattino con temperature siberiane. Sono stati proprio quegli allenamenti a farmi pensare a questo articolo dedicato alla preparazione. Ogni allenamento era diventato una piccola maratona, la mia maratona. Quando si pensa ad una maratona, si pensa a qualcosa di lungo, estenuante e massacrante. E’ tutto vero. Ma molti non sanno che anche la stessa preparazione deve esserlo. Perché la preparazione deve permetterti di allenarti a tutto quello che quel giorno andrai ad affrontare. La vera maratona inizia dopo il trentesimo chilometro ed è vero. Ti posso assicurare che dopo il quarantesimo ogni passo lo fai solo se la tua mente ti permette di farlo, perché i tuoi muscoli è già da qualche chilometro che non ne vogliono sapere. Prepararsi ad un appuntamento importante, che sia una corsa o un esame, vuol dire allenarsi a fare fatica, a rinunciare a qualcosa di facile ora per avere qualcosa di più importante dopo. Da quando Giacomo è rimasto a casa mi sono goduto molto di più mio figlio e allo stesso tempo mi sono goduto anche molto di più le mie corse. Non ho mai pensato di non andare all’appuntamento del 5 Marzo, perché la vera sfida era prepararla e non farla.

Ora manca una settimana alla gara e scrivo questo articolo con una certa serenità, perché qualche giorno fa ho fatto l’ultimo lungo di trentasei chilometri senza grossi problemi.

Cosa vuol dire correre per me.

Correre secondo me è l’attività fisica più semplice al mondo perché la impariamo subito: già a quindici mesi Giacomo corre e si diverte. Correre è un po’ lasciarsi alle spalle le cose che stavi facendo per andarle a riprendere una volta finito di correre. Correre è immediato. Un paio di scarpe, una maglietta, un paio di pantaloncini e sei pronto. Non serve recarsi da nessuna parte. Esci di casa e puoi iniziare correre. Correre vuol dire sentire il proprio corpo nei minimi dettagli. Io, quando inizio a correre, parto sempre con le cuffiette e l’MP3. Dopo un po’ di allenamenti sento il bisogno di ascoltare il mio corpo, il respiro, i rumori. Correre vuol dire sentirsi vivi e ringraziare il proprio Dio perché ci permette di farlo. Ci fa sentire leggeri e felici alla fine di ogni allenamento. Correre vuol dire liberarsi almeno per un’ora o poco più da tutto quello che ci tormenta. A volte, invece, si rimugina così tanto quel pensiero che alla fine della corsa l’hai sgretolato e non c’è più. Correre vuol dire fare fatica. Una fatica vera. E non c’è nulla di più bello che fare fatica sapendo che dopo ti riposerai. Correre vuol dire sudare e i traguardi sudati sono sempre i migliori.

Nel prossimo articolo ti racconterò di com’è andata la corsa. Speriamo solo che il tempo sia perfetto per godersi 42 chilometri di fatica e sudore.